giovedì 18 marzo 2010

La democrazia naviga su Internet.

La voglia di democrazia, e dunque di libertà, tocca sempre di più il cuore e la mente dei giovani. Dopotutto siamo noi il futuro, ma vogliamo anche conquistarci il diritto di scrivere una piccola parte del nostro presente.
Mai come ora abbiamo avuto i mezzi per farlo, per riuscire nell’impresa a livello globale; grazie al cielo, sempre più giovani, anche nei paesi se vogliamo più “arretrati” e autoritari, hanno accesso a Internet.

Internet non è più un semplice (ma complesso) sistema per collegare dei terminali sparsi per il mondo (la cosiddetta rete delle reti), è divenuto La Rete; collega le persone, le loro menti, le loro idee, la loro voglia di libertà e il loro desiderio di socializzare.

Agli autocrati e, più in generale, ai governanti autoritari, la cosa sembra non andare giù. Sarà per questo che ormai vale l’equazione “meno democrazia = meno Internet”.
Basta leggere qualche notizia al riguardo per capirlo. In primo piano troviamo la Cina: il governo utilizza giovani hacker per scandagliare la rete alla ricerca di materiale scomodo al regime, ed è impegnato ormai da tempo a contrastare Google e la sua tendenza democratica (vedi ad esempio : Cina avverte Google: anche se si ritira deve rispettare regole.)
Al regime di Pechino fa seguito l’Iran di Ahmadinejad e il Venezuela di Chavez, secondo il quale «internet non può essere qualcosa di libero dove è possibile dire e fare qualsiasi cosa». Sulla stessa linea del presidente venezuelano anche alcuni rappresentati delle democrazie europee, come la Germania e l'Italia.


L’intrinseca “pericolosità” che i governi più autoritari tanto temono, sta nella “pericolosità” degli individui che lo rendono vivo, nella pericolosità dei loro ideali democratici.
Internet deve rimanere libero e si deve poter dire e fare quello che si vuole, perché è diritto dell’uomo la libertà di espressione. Ovviamente questo non significa che Internet debba essere uno strumento anarchico, dopotutto se un governo è libero e democratico, avrà già al suo interno delle leggi che tutelano la libera espressione e che stabiliscono cosa è reato e cosa non lo è; chi sbaglia (l’individuo) paga, non deve rimetterci tutta la rete.

Questo devono capirlo anche i rappresentanti, soprattutto quelli al potere, della nostra democrazia; forse complice la loro età media, non comprendono e hanno sempre più paura che Internet sia incontrollabile (non nel senso d’ingestibile, che è invece il senso che danno a questa parola i governi autoritari): temono che Internet possa essere ritenuto un luogo irreale, nel quale si possano infrangere le regole senza subirne le conseguenze. Forse è vero che molte persone non capiscono quanto Internet faccia ormai parte della realtà, e di conseguenza agiscono come vogliono, ma è anche vero che la rete ha dimostrato più volte di sapersi autogestire e che esistono organi,come la polizia Postale e la magistratura, che tutelano i navigatori e sanzionano chi commette reati.

Quindi i mezzi di controllo/tutela ci sono: possono essere rafforzati (ben vengano sanzioni più rigide per i reati più gravi come, ad esempio, la pedofilia), ma parallelamente devono anche essere aumentate le garanzie di libertà e pluralità proprie della democrazia.

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