venerdì 9 aprile 2010

Thailandia; documenti video e foto sulla rivolta delle "camicie rosse"

Ecco dei video che mostrano la confusione che regna in Thailandia, come dicevo nel post Thailandia; le "camicie rose" in strada ma non si sa dov'è la democrazia.








Litri di sangue versati come dmostrazione simbolica:




Qui invece possiamo vedere le foto dell'assalto al Parlamento.

Thailandia; le "camicie rosse" in strada, ma non si sa dov'è la democrazia.

Le camicie rosse
In Thailandia è il caos. Le notizie che giungono a noi e che possiamo leggere nei nostri giornali sono confuse, frammentate, descrivono la situazione attuale senza però spiegare bene il contesto generale e la situazione prima della rivolta che attualmente sta occupando le strade del paese e che ha costretto il governo a dichiarare lo stato di emergenza.

I migliaia di thai scesi in piazza vengono chiamati “camicie rosse” e, stando alle informazioni che ci giungono dalla stampa internazionale e dai principali analisti politici, sarebbero i sostenitori dell’ex-primo ministro della Thailandia Thaksin Shinawatra, leader del partito populista Thai Rak Thai e magnate dei media.


Thaksin Shinawatra

Ma andiamo con ordine.
Thaksin Shinawatra scese politicamente in campo nel 2000 e, grazie anche all’appoggio della media borghesia oltre ad un’incessante campagna politica propagandistica rivolta al popolo thai, riuscì ad essere eletto nelle elezioni legislative del paese.

 

giovedì 8 aprile 2010

Stati Uniti e Russia: la svolta sul nucleare comincia da Start 2

Oggi, 8 aprile 2010, potrebbe essere una data storica per quanto riguarda la stabilità e la cooperazione internazionale. Oggi è stato firmato un accordo che potrebbe rappresentare l’inizio di un cammino di pace tanto agognato. Mi riferisco all’accordo firmato dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dal presidente della Federazione Russa Dmitry Medvedev, un accordo per il disarmo nucleare denominato Start 2, che dovrebbe portare, entro 10 anni, a una riduzione delle testate nucleari a disposizione degli USA e della Russia, limitandone il numero a circa 1550. È ovvio che un numero tale di armi nucleari a disposizione è comunque elevatissimo, ne basterebbero infatti poche per rendere, una volta detonate, l’atmosfera terrestre satura di radiazioni, mortali per la maggior parte delle specie viventi, inclusa ovviamente la razza umana.


Ad ogni modo questo trattato è senza dubbio significativo, storico, per come la vedono i due presidenti, tant’è che il presidente Medvedev ha sottolineato come esso sia equilibrato: "né vincitori né vinti: ha vinto la sicurezza mondiale, la comunità mondiale".

A fornire ulteriori garanzie a riprova del fatto che si cercherà in tutti i modi di non utilizzare queste armi di distruzione di massa, ci ha pensato il 6 aprile il presidente Obama: annunciando l’imminente accordo con il presidente russo, ha specificato chiaramente la sua intenzione di non utilizzare armi nucleari contro paesi che ne sono sprovvisti, anche in caso di autodifesa. Ha tenuto a precisare però che potrebbero esserci eccezioni nel caso di paesi come l’Iran o la Corea del Nord, i cui governi autoritari o totalitari hanno violato o rinunciato agli accordi contro la proliferazione nucleare. Pare evidente che l’intento da parte di Obama sia soltanto quello di intimorire il presidente iraniano Ahmadinejad, dal momento che la strategia tuttora sostenuta dall’amministrazione americana è quella di spingere la comunità internazionale verso le sanzioni all’Iran, non quella delle minacce di distruzione, utilizzate invece dalla controparte iraniana.

Pronta la reazione del presidente Ahmadinejad che, utilizzando i suoi soliti metodi autoritari, ha minacciato gli Stati Uniti e sbeffeggiato il presidente americano, criticando aspramente la sua (presunta) inesperienza come presidente.

mercoledì 7 aprile 2010

La Turchia di Erdogan: "Israele è una minaccia per la pace in Medio Oriente".

Il primo ministro turco Erdogan
È di oggi la notizia che il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, in visita da ieri a Parigi, ha affermato che Israele rappresenta «la principale minaccia per la pace regionale» in Medio Oriente.


Il primo ministro turco ha fatto riferimento principalmente all’operazione militare israeliana denominata “Piombo fuso”, iniziata il dicembre del 2008 a Gaza, contro i lanci missilistici da parte di Hamas, dicendo «Se un Paese fa uso di una forza sproporzionata in Palestina, a Gaza, utilizzando delle bombe al fosforo non gli andiamo certo a dire che è stato bravo. Gli chiediamo invece come mai ha agito in questo modo». «Un attentato ha fatto 1.500 morti e le ragioni invocate erano menzogne».



Lanci di razzi da parte di Hamas
La questione è molto complessa; Israele secondo molti paesi non solo medio orientali, ma anche occidentali, avrebbe reagito con un’eccessiva forza, in maniera sproporzionata, agli attacchi da parte di gruppi terroristici legati ad Hamas, ma ci si dimentica del conte
 sto e degli attori coinvolti. L’operazione israeliana fu a tutti gli effetti una campagna militare, con delle specifiche regole d'ingaggio, non una semplice reazione, e fu rivolta non contro un esercito regolare di uno stato, bensì contro un network, una rete militare/terroristica non ben
 localizzabile, le cui basi alle volte erano volutamente inserite all’interno di luoghi “insospettabili” perché solitamente precluse alle forze militari (come ad esempio ospedali, abitazioni private,ecc.).

venerdì 2 aprile 2010

Tibet, un’analisi prima e dopo le Olimpiadi di Pechino.

Buongiorno a tutti,
oggi vorrei mostrarvi un video che riguarda le rivolte per l'autonomia tibetana, avvenute nel marzo del 2008. Ricordiamo che il periodo era quello dei giochi olimpici di Pechino 2008, quindi i manifestanti "approfittarono" di questo per mettere davanti agli occhi del mondo i problemi che tuttora affliggono il loro paese e la repressione portata avanti dal regime cinese. Il video è un'analisi della Professoressa Giacomella Orofino, tibetologa dell'Università orientale di Napoli, che descrive anche la situazione in cui si trovava un gruppo di studenti italiani al momento della rivolta.

Subito dopo il video, fornirò a un'intervista fatta da Federico Brusadelli per Farefuturo web magazine alla professoressa Elena De Rossi, docente di tibetologia e di Lingua e letteratura tibetana presso la facoltà di Studi Orientali dell’Università La Sapienza.

 

Ecco il link all’intervista su Farefuturo web magazine: De Rossi: «Cina e Dalai Lama: qualcosa è cambiato. In peggio»

giovedì 1 aprile 2010

Il Dalai Lama; per la Cina è un nemico dalla testa di serpente

Come spiegavo alla fine del precedente articolo (La democrazia liberale ierocratica tibetana), il Dalai Lama è una figura sacra per il popolo tibetano; questo essere punto di riferimento ha fatto di lui un nemico del governo cinese, sempre pronto a contrastare qualunque persona possa essere ritenuta un simbolo per il popolo. Molto probabilmente il governo di Pechino vede nel rispetto e nella devozione verso Tenzin Gyatso, premio nobel per la pace del 1989, un grande pericolo, qualcosa che potrebbe far vacillare la fede verso lo Stato, le istituzioni e la cultura (ideologizzata) cinese.

Per questo, dall’invasione del territorio tibetano avvenuta nel 1950-51, è iniziata da parte della Cina, una vera e propria politica di terrore, di violenza e intolleranza attuata tramite l’esercito cinese, che ha portato a quello che lo stesso Dalai Lama definisce “genocidio culturale”.

La democrazia liberale ierocratica tibetana

Come è noto il Tibet non costituisce uno stato autonomo bensì una regione sotto la sovranità della Repubblica Popolare Cinese, che ne invase i territori nel 1950-51.

Nel ’59 Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama, ovvero la massima autorità del Buddhismo Tibetano nonché massima autorità temporale del Tibet, fuggì in esilio in India, a causa dell’intromissione politica della Cina e delle violenze e soprusi dell’esercito e del governo cinese nei confronti dei civili e della cultura tibetana.


Attualmente il Dalai Lama è il capo di stato del Governo tibetano in esilio.