venerdì 9 aprile 2010

Thailandia; le "camicie rosse" in strada, ma non si sa dov'è la democrazia.

Le camicie rosse
In Thailandia è il caos. Le notizie che giungono a noi e che possiamo leggere nei nostri giornali sono confuse, frammentate, descrivono la situazione attuale senza però spiegare bene il contesto generale e la situazione prima della rivolta che attualmente sta occupando le strade del paese e che ha costretto il governo a dichiarare lo stato di emergenza.

I migliaia di thai scesi in piazza vengono chiamati “camicie rosse” e, stando alle informazioni che ci giungono dalla stampa internazionale e dai principali analisti politici, sarebbero i sostenitori dell’ex-primo ministro della Thailandia Thaksin Shinawatra, leader del partito populista Thai Rak Thai e magnate dei media.


Thaksin Shinawatra

Ma andiamo con ordine.
Thaksin Shinawatra scese politicamente in campo nel 2000 e, grazie anche all’appoggio della media borghesia oltre ad un’incessante campagna politica propagandistica rivolta al popolo thai, riuscì ad essere eletto nelle elezioni legislative del paese.

 
 A causa della sua svolta populista e in parte autoritaria (molti furono infatti gli scandali riguardanti la sua vita economica e politica, sommati ad azioni giustizialiste condotte dal suo governo che portarono a numerose condanne a morte senza giusto processo), venne deposto nel 2006 da un colpo di stato militare e spinto a un esilio “volontario”, pur continuando a dirigere l’opposizione.
L’anno seguente vennero indette regolari elezioni democratiche che poi tanto regolari non furono, tant’è che la Corte Costituzionale verifico dei brogli che portarono a nuove elezioni; nonostante ciò andò al potere la coalizione rappresentante l’elite thai, opposta all’ex-premier Shinawatra.
Nell’aprile 2009, i seguaci di Shinawatra, le “camicie rosse”, hanno iniziato le manifestazioni di protesta represse dall’esercito.

Fino ad ora le proteste sembravano essersi calmate ma in realtà questo periodo è servito alla radicalizzazione sul territorio. La confisca di una parte ingente del patrimonio dell’ex-premier, decisa dalla Corte Suprema thailandese, avvenuta il 26 febbraio di quest’anno, è stato il pretesto per dar via a nuovi scontri sfociati nella rivolta di questi giorni.

Ora, descritta così la situazione, sembra che le camicie rosse siano una banda scalmanata al servizio del populista Shinawatra, ritenuto da molti un simbolo per il cosiddetto popolo minore, in realtà non è proprio così.
L’opposizione all’attuale (forse ancora per poco) governo è composta da diverse correnti e partiti tra i quali l’Udd, United front for democracy against Dictatorship (fronte unito per la democrazia contro la dittatura), che ora si trova a combattere assieme a ex membri del governo Shinawatra, non per l’ex leader ma, stando alle loro parole, affinché il loro paese divenga una vera democrazia.

Intanto gli scontri proseguono, le camicie rosse sono addirittura riuscite a fare irruzione nel parlamento di Bangkok utilizzando un camion per sfondare il cancello di ingresso, e hanno messo in fuga i politici presenti.
Come detto il governo ha dichiarato lo stato di emergenza ma senza ricorrere alla violenza anche perché sia la polizia sia l’esercito sembrano non voler reprimere la protesta con la forza; intanto alcuni politici dell’opposizione sembrano essersi circondati di boss della malavita locale per creare i loro gruppi armati di “difesa”.

La situazione è molto confusa e quantomeno anomala. Le correnti politiche sono differenti e sembrano tutti approfittare della situazione per ottenere qualcosa, che non sembra essere la democrazia. Insomma, non possiamo fare altro che assistere impotenti sperando che la situazione non degeneri ulteriormente diventando lotta violenta, e che si arrivi a una tregua utile per ripristinare le strutture democratiche del paese.

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