giovedì 8 aprile 2010

Stati Uniti e Russia: la svolta sul nucleare comincia da Start 2

Oggi, 8 aprile 2010, potrebbe essere una data storica per quanto riguarda la stabilità e la cooperazione internazionale. Oggi è stato firmato un accordo che potrebbe rappresentare l’inizio di un cammino di pace tanto agognato. Mi riferisco all’accordo firmato dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dal presidente della Federazione Russa Dmitry Medvedev, un accordo per il disarmo nucleare denominato Start 2, che dovrebbe portare, entro 10 anni, a una riduzione delle testate nucleari a disposizione degli USA e della Russia, limitandone il numero a circa 1550. È ovvio che un numero tale di armi nucleari a disposizione è comunque elevatissimo, ne basterebbero infatti poche per rendere, una volta detonate, l’atmosfera terrestre satura di radiazioni, mortali per la maggior parte delle specie viventi, inclusa ovviamente la razza umana.


Ad ogni modo questo trattato è senza dubbio significativo, storico, per come la vedono i due presidenti, tant’è che il presidente Medvedev ha sottolineato come esso sia equilibrato: "né vincitori né vinti: ha vinto la sicurezza mondiale, la comunità mondiale".

A fornire ulteriori garanzie a riprova del fatto che si cercherà in tutti i modi di non utilizzare queste armi di distruzione di massa, ci ha pensato il 6 aprile il presidente Obama: annunciando l’imminente accordo con il presidente russo, ha specificato chiaramente la sua intenzione di non utilizzare armi nucleari contro paesi che ne sono sprovvisti, anche in caso di autodifesa. Ha tenuto a precisare però che potrebbero esserci eccezioni nel caso di paesi come l’Iran o la Corea del Nord, i cui governi autoritari o totalitari hanno violato o rinunciato agli accordi contro la proliferazione nucleare. Pare evidente che l’intento da parte di Obama sia soltanto quello di intimorire il presidente iraniano Ahmadinejad, dal momento che la strategia tuttora sostenuta dall’amministrazione americana è quella di spingere la comunità internazionale verso le sanzioni all’Iran, non quella delle minacce di distruzione, utilizzate invece dalla controparte iraniana.

Pronta la reazione del presidente Ahmadinejad che, utilizzando i suoi soliti metodi autoritari, ha minacciato gli Stati Uniti e sbeffeggiato il presidente americano, criticando aspramente la sua (presunta) inesperienza come presidente.

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