mercoledì 7 aprile 2010

La Turchia di Erdogan: "Israele è una minaccia per la pace in Medio Oriente".

Il primo ministro turco Erdogan
È di oggi la notizia che il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, in visita da ieri a Parigi, ha affermato che Israele rappresenta «la principale minaccia per la pace regionale» in Medio Oriente.


Il primo ministro turco ha fatto riferimento principalmente all’operazione militare israeliana denominata “Piombo fuso”, iniziata il dicembre del 2008 a Gaza, contro i lanci missilistici da parte di Hamas, dicendo «Se un Paese fa uso di una forza sproporzionata in Palestina, a Gaza, utilizzando delle bombe al fosforo non gli andiamo certo a dire che è stato bravo. Gli chiediamo invece come mai ha agito in questo modo». «Un attentato ha fatto 1.500 morti e le ragioni invocate erano menzogne».



Lanci di razzi da parte di Hamas
La questione è molto complessa; Israele secondo molti paesi non solo medio orientali, ma anche occidentali, avrebbe reagito con un’eccessiva forza, in maniera sproporzionata, agli attacchi da parte di gruppi terroristici legati ad Hamas, ma ci si dimentica del conte
 sto e degli attori coinvolti. L’operazione israeliana fu a tutti gli effetti una campagna militare, con delle specifiche regole d'ingaggio, non una semplice reazione, e fu rivolta non contro un esercito regolare di uno stato, bensì contro un network, una rete militare/terroristica non ben
 localizzabile, le cui basi alle volte erano volutamente inserite all’interno di luoghi “insospettabili” perché solitamente precluse alle forze militari (come ad esempio ospedali, abitazioni private,ecc.).

Guerriglieri di Hamas
Il primo ministro continua citando il rapporto che l'ONU ha chiesto al giudice sud-africano Richard Goldstone, il quale ha accusato Israele, ma anche alcuni gruppi palestinesi, di aver commesso dei crimini di guerra durante l'operazione Piombo fuso dell'esercito israeliano a Gaza; Erdogan sostiene infatti che «Goldstone è ebreo ed il suo rapporto è chiaro». Eh sì, perché il fatto che il giudice sia ebreo e che però (secondo la logica del presidente turco) sottolinei l’esistenza di crimini di guerra da ambo i lati, non può che essere una prova della cattiva condotta Israeliana; come dire: “se persino un ebreo (che ci sia giusto una puntina di antisemitismo in questa sottolineatura?) arriva a riconoscere degli atteggiamenti sbagliati nelle modalità con cui l’esercito israeliano ha condotto la campagna militare, allora Israele deve necessariamente essere nel torto, non solo, deve essere un pericoloso nemico della pace in Medio Oriente”.
Attacco israeliano a Gaza
Tanto vale eliminarlo dalla cartina geografica, giusto? Sembra un’esagerazione ma è esattamente a questo che portano determinate parole e atteggiamenti assunti anche da parte di chi, come Erdogan e il suo governo, non è un nemico dichiarato dello Stato Israeliano. È a questo che Stati ostili a Israele come ad esempio l’Iran, si aggrappano, per giustificare e rafforzare le loro posizioni estremiste.

Il primo ministro turco ha continuato dicendo (quasi come per mettere le mani avanti) «Non è perché siamo musulmani che abbiamo questo atteggiamento. Il nostro è un atteggiamento umanitario». Confido che i reali interessi del primo ministro siano effettivamente legati alla situazione dei civili nell’area palestinese, e che quindi volesse esprimere una critica in questo senso, ma non si dimentichino le vittime, pur sempre numerose, tra i civili israeliani.
Possibile che non si riesca a trovare una posizione equidistante, in modo tale che si possano riconoscere le colpe di entrambi gli schieramenti qualora ci fossero? Dopotutto l’accusa del giudice Goldstone è effettivamente chiara (come l’ha definita Erdogan) ma è rivolta sia all’esercito israeliano, sia alle organizzazioni palestinesi coinvolte nel conflitto.

È dunque normale che le più alte cariche israeliane vedano, a causa di queste frasi, un tentativo da parte del primo ministro Turco di proporsi come «leader del mondo islamico facendo ricorso a scampoli di grossolana propaganda anti-israeliana»( La risposta del portavoce israeliano Yigal Palmor).

Quello che non serve ora, se veramente si vuole ottenere la pace nella regione, è l’aprirsi di un altro fronte, che vede questa volta avversari due stati democratici filo-europei. La Turchia, se vuole entrare effettivamente a far parte della comunità europea dovrebbe sì preoccuparsi delle condizioni dei civili, siano essi palestinesi o israeliani, ma dovrebbe anche mantenere una effettiva distanza dalle posizioni iraniane riguardo Israele.


Fonti: skytg24.it;
repubblica.it

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