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Ad ogni modo questo trattato è senza dubbio significativo, storico, per come la vedono i due presidenti, tant’è che il presidente Medvedev ha sottolineato come esso sia equilibrato: "né vincitori né vinti: ha vinto la sicurezza mondiale, la comunità mondiale".
A fornire ulteriori garanzie a riprova del fatto che si cercherà in tutti i modi di non utilizzare queste armi di distruzione di massa, ci ha pensato il 6 aprile il presidente Obama: annunciando l’imminente accordo con il presidente russo, ha specificato chiaramente la sua intenzione di non utilizzare armi nucleari contro paesi che ne sono sprovvisti, anche in caso di autodifesa. Ha tenuto a precisare però che potrebbero esserci eccezioni nel caso di paesi come l’Iran o la Corea del Nord, i cui governi autoritari o totalitari hanno violato o rinunciato agli accordi contro la proliferazione nucleare. Pare evidente che l’intento da parte di Obama sia soltanto quello di intimorire il presidente iraniano Ahmadinejad, dal momento che la strategia tuttora sostenuta dall’amministrazione americana è quella di spingere la comunità internazionale verso le sanzioni all’Iran, non quella delle minacce di distruzione, utilizzate invece dalla controparte iraniana.
Pronta la reazione del presidente Ahmadinejad che, utilizzando i suoi soliti metodi autoritari, ha minacciato gli Stati Uniti e sbeffeggiato il presidente americano, criticando aspramente la sua (presunta) inesperienza come presidente.
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